Contatti diretti:

e-mail: marinogalzenati@me.com
Cellulare: 331-9616643

giovedì 25 febbraio 2010

Psico cosa ?

Il disagio mentale (esistenziale), se non la vera e propria sofferenza mentale sono così diffusi e così misconosciuti da rendere il tentativo di porvi rimedio, la cura, pervasivo ed inadeguato.
La terapia della sofferenza mentale o i disagi mentali più blandi, meno facilmente riconoscibili, e forse per questo più subdoli necessitano di un intervento professionale  non improvvisato. Troppi sono i tentavi di mettere in atto delle scorciatoie o di bypassare il professionista, l‘addetto ai lavori. Come già detto in altri post, forse queste figure professionali creano disagio, ma forse bisognerebbe avere la capacità di riconoscere le cose per quelle che sono e considerare il valore della professionalità , della formazione e dell‘esperienza del professionista. Sono troppi gli interventi spacciati come psicointerventi che promettono ciò che non possono mantenere, cosa pensare quando sentiamo parlare di psicodanza terapeutica? Quale tutela per i pazienti? Si possono impunemente sottointendere interventi sulla psiche senza alcun controllo, monitoraggio, garanzia per i pazienti che forse non vogliono sentirsi tali ma solo degli utenti di una scuola di ballo che magari li aiuti a risolvere i loro problemi esistenziali. Certo nel film Shall we Dance con Richard Gere il protagonista alla fine riesce ad esprimere alcune sue parti soffocate e mai completamente manifestate...ma quello era un film! E non solo, a molti di noi fa bene fare jogging giocare a  tennis, fare yoga, cucinare, ma queste sono attività distensive, ed ognuno ha la propria, possono aiutarci a stare meglio,ma non sono pratiche terapeutiche....

venerdì 12 febbraio 2010

Psicologo-Psichiatra-Psicoanalista

La domanda che più frequentemente mi sento fare, anche da persone di cultura, se non addirittura da colleghi medici è quale sia la differenza tra queste tre figure professionali. Cercherò di chiarirlo brevemente, dopodichè passerò ad alcune considerazioni. Lo psicologo, sino a qualche anno fa, proveniva da studi umanistici, ovvero da una laurea in lettere o in filosofia ed una specializzazione in psicologia, solo recentemente è stato istituito un corso di psicologia a se stante. Fondamentale è, comunque, chiarire che lo psicologo non è un medico. Lo psichiatra, viceversa è un medico che dopo la laurea si è specializzato in psichiatria. Lo psicoanalista poi è un  terapeuta che adotta, a seconda della scuola di appartenenza, tecniche in grado di sondare l‘inconscio da dove  provengano molte sofferenze psichiche. Per essere psicoterapeuti è indispensabile fare parte di una scuola di formazione riconosciuta ed aver fatto un percorso personale attraverso il quale le proprie problematiche non entrino, eventualmente, in conflitto con quelle dei pazienti. Purtroppo oggi si usano scambievolmente queste definizioni professionali che hanno attitudini e competenze molto differenti tra loro. Ad esempio, consultare uno psichiatra non è segno di gravità o di “malattia mentale“, così come  fare una psicoterapia con uno psicologo non riconosciuto, certificato, equivale a non farla affatto, anzi, come spesso accade, peggiora le cose. Purtroppo, nel nostro paese non c‘è una legislazione adeguata a tutela dei pazienti e troppe persone in molti campi esercitano abusivamente forme larvate di esercizio abusivo della professione medica ed aggiungerei anche di quella dello psicoterapeuta.

mercoledì 10 febbraio 2010

Perchè nessuno ne parla?

E‘ stato pubblicato un articolo abbastanza chiaro ed equilibrato sul magazine on line della fondazione FareFuturo sulla legge 180, forse più nota come legge Basaglia, a seguito della fiction televisiva trasmessa dalla Rai lo scorso fine settimana sulla figura dello psichiatra dal quale ne deriva il nome. Figura storica della psichiatria italiana, forse come, si dice nell ‘articolo, nel bene e nel male un totem. L‘articolo prosegue dicendo quello che tutti sanno: la legge innovativa, che era stata pensata, sia pur con  molte mediazioni non è mai decollata, ed oggi, a 30 annni di distanza ci troviamo nel nostro paese con un assistenza psichiatrica  che, pur avendo tolto l‘obbrobrio dei manicomi, è un vero fallimento. Le cosiddette strutture alternative non sono mai decollate, tolti i vecchi manicomi nuove strutture non sono state nè progettate nè realizzate, i malati di mente ricadono per lo più sulle famiglie ed oggi al posto degli elettroshock e delle camicie di forza abbiamo la contenzione psicofarmacologica che rende tutto più facile ed economico, anche a costo di cronicizare malattie e dinamiche familiari. In tutto questo la grande assente è la psicoterapia, una assistenza psicoterapeutica diffusa sul territorio nazionale, svolta da personale medico formato ad hoc a costi accessibili per tutti: perchè nessuno ne parla?

venerdì 5 febbraio 2010

Solitudine contemporanea

Bello l‘articolo di Diamanti su Repubblica di oggi.
La solitudine contemporanea ed il nuovo conformismo sono descritti magnificamente.
Insomma lo scambio con l‘altro è sempre più raro, finanche quello con un figlio, come sempre più raro è dirsi “Buongiorno!“ quando ci si incontra in ascensore, stiamo cambiando, stiamo cambiando stile di vita, abitudini, stiamo cambiando paradigma come ho detto più volte. E stanno cambiando anche le patologie, le sofferenze che questa improvvisa invasione del virtuale porta con se.

mercoledì 3 febbraio 2010

Articolo del Corriere della sera sulle relazioni virtuali

Il titolo del post riporta all‘articolo del Corriere della Sera.
In questi ultimi anni di intenso uso di internet e di una serie di giochi virtuali, il confine tra identità reale, personale ed identità virtuale, è molto più sfumato, meno netto. Molti social network, per esempio, accettano i loro iscritti con un nickname ovvero con uno pseudonimo, per cui io che nella mia vita reale sono y, nella mia vita virtuale sono, magari l‘opposto y. Quel mister Hyde che forse tutti, a volte, vorremmo essere, ovvero quello sdoppiamento della personalità che, solo, potrebbe consentirci emozioni differenti. E poi quanti di noi hanno sentito i nostri figli giocare al computer e dire:“ Accidenti, ho perso una vita, me ne rimangono ancora due.....“, ma nella vita non è così, e gli sbagli che compiamo sono spesso senza rimedio. Verso quale tipo di fantasia e di creatività stimo dirigendoci.
Queste sono considerazioni assai banali, in rete ci sono dibattiti molto più profondi e “professionali“ sul tema, Vedi il sito di Luca De Biase indicato di lato o Marco Longo su Facebbok. Ma  il dato  più importante per quello che interessa il nostro discorso è che molto più spesso gli psichiatri, gli psicoterapeuti, sono consultati per i problemi di dipendenza dalla rete, i ragazzini tornano a casa e si mettono al computer senza neanche guardarsi attorno, oppure gli adulti giocano  magari tutta la notte nei Casinò virtuali della rete...ma tutti questi comportamenti, quando  sono eccessivi, direi compulsivi diventano segni di dipendenza, spie di malesseri più profondi. Quante volte ho sentito amici, pazienti decidere di consentire ai propri figli un uso limitato della rete, per paura...di cosa?

"Baciami ancora" ovvero la banalità del quotidiano nel tollerare le frustrazioni....

Peccato, Baciamoci ancora, l‘ultimo film di Muccino, buone intuizioni espresse in maniera molto mediocre.
La difficoltà di vivere in coppia nella nostra società, di vivere le proprie difficoltà esistenziali senza ricorrere a pillole magiche o soluzioni che sono peggiori del problema stesso, è vista senza una elaborazione dei motivi che ne sono alla base. E poi l‘eterna idea di quel viaggio che forse dovrebbe essere interiore più che esotico come il film vorrebbe farci credere.  Rimane  l‘amicizia che sembra avere come collante rivalità e competizioni antiche, ma forse quello che colpisce di più è l‘incapacità del mondo contemporaneo di tollerare la frustrazioni, per cui basta poco per mandare in pezzi famiglie, amori, rapporti.
Tutto questo sullo sfondo di buone intenzioni che non riescono mai a trasformarsi in emozioni.