Contatti diretti:

e-mail: marinogalzenati@me.com
Cellulare: 331-9616643

giovedì 31 gennaio 2013

Un sostegno psicologico in momenti difficili.

Ricorrere ad un aiuto in momenti difficili non è un segno di debolezza, al contrario, spesso ci vuole coraggio e ci vuole una presa di coscienza che qualcosa non va.
Spesso, prima che i problemi si ingigantiscano basta poco, qualche seduta per chiarirsi le idee, per riprendere 'sentieri interrotti', ma spesso non siamo disposti a farlo, considerando una richiesta di aiuto, soprattutto psicoterapeutico una debolezza, quando, invece potrebbe essere una forza, un momento di svolta della nostra vita.

mercoledì 30 gennaio 2013

Gestire l'ansia è possibile

L'ansia è un sentimento ubiquitario, ognuno di noi quando parliamo di ansia sa molto bene cosa intendiamo.
Eppure spesso, è una sensazione che non riusciamo a contenere, a confinare, ma che si diffonde sino a paralizzarci, sino a diventare una vera e propria crisi di panico che ci paralizza e non ci permette di compiere gesti normali che magari sino a qualche tempo prima compivamo senza neanche pensarci.
Ma cos'è quest'ansia che spesso spunta nelle nostre vite all'improvviso?
E' certamente un segnale d'allarme, come dire qualche cosa nella nostra vita non funziona, non stiamo bene con noi stessi e quell'ansia ce lo comunica, ci mette alle strette: forse è ora di  fermarsi, di capire.
Il lavoro che sto facendo è quello che voglio, la mia relazione funziona veramente o ci sono aspetti che sto cercando di nascondere, e così via.
Insomma, spesso, la tattica 'del va tutto bene' o se vogliamo,la tattica di mettere la polvere sotto il tappeto funziona sino ad un certo punto. Questi stratagemmi dilatori che usiamo con noi stessi, prima o poi, ci chiederanno il conto o comunque metteranno seriamente in pericolo la nostra bilancia affettivo-emotiva, insomma, rischiano di aumentare le nostre difficoltà, come una sorta di circolo vizioso!
Allora è sempre meglio dare ascolto alle proprie ansie, andargli incontro, cercare di comprenderle, non lasciarle vagare nella nostra mente come potenziali bombe emotive pronte ad esplodere quando meno ce lo aspettiamo.

lunedì 28 gennaio 2013

Perché non parliamo un po' del disagio esistenziale?

Tutti abbiamo provato nel corso della vita uno stato d'animo che possiamo descrivere come disagio esistenziale, quel mal di vivere citato da filosofi e poeti. Un mal di vivere, attenzione, che ha un sottilissimo confine con alcune patologie vere e proprie.
Molti ritengono il mal di vivere quella insidiosa insoddisfazione quotidiana con la quale molti convivono, come qualche cosa di ineliminabile e si rifanno alla famosa frase di Freud che sosteneva che gli psicoterapeuti aiutano i propri pazienti a convivere con i propri malessere piuttosto che a guarirli.
Non so se sia veramente così, io ho visto pazienti che con molta fatica sono riusciti a cambiare la propria vita, a liberarsi dai propri 'demoni' interiori.
Ma chi vive un disagio esistenziale per il quale non ritiene di doversi 'confrontare' con uno psicoterapeuta, spesso convive con uno stato d'animo di pesantezza, di disagio, di mancanza di sintonia con il mondo che lo circonda.
Le risposte a situazioni del genere potrebbero essere tante e, forse, tutte molto banali, perché in fondo il disagio esistenziale nasce da una modalità di pensare molto articolata e profonda e, spesso, per quanto dolorosa è anche una scelta di 'vita' che va rispettata e osservata con attenzione!

martedì 1 gennaio 2013

La figura del padre oggi.

Preparando l'incontro del 14 Gennaio sul tema "Sta crollando il matrimonio o un ordine sociale', sto leggendo un libro bellissimo che consiglio davvero a tutti, " Cosa resta del padre" di Massimo Recalcati.
Ad un certo punto parlando della debolezza del padre, di un padre indebolito ed in difficoltà nella nostra società, fa un accenno al 'padre umiliato' di Ladrei di Biciclette, famoso film di de Sica.
Ebbene in questi ultimi decenni noi genitori per non sentirci 'deboli ed umiliati' cerchiamo di dare tutto, ma proprio tutto ai nostri figli, anche il superfluo. Ma stiamo facendo bene? Stiamo aiutandoli a soffrire ed a tollerare la frustrazione?