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mercoledì 3 febbraio 2010

Articolo del Corriere della sera sulle relazioni virtuali

Il titolo del post riporta all‘articolo del Corriere della Sera.
In questi ultimi anni di intenso uso di internet e di una serie di giochi virtuali, il confine tra identità reale, personale ed identità virtuale, è molto più sfumato, meno netto. Molti social network, per esempio, accettano i loro iscritti con un nickname ovvero con uno pseudonimo, per cui io che nella mia vita reale sono y, nella mia vita virtuale sono, magari l‘opposto y. Quel mister Hyde che forse tutti, a volte, vorremmo essere, ovvero quello sdoppiamento della personalità che, solo, potrebbe consentirci emozioni differenti. E poi quanti di noi hanno sentito i nostri figli giocare al computer e dire:“ Accidenti, ho perso una vita, me ne rimangono ancora due.....“, ma nella vita non è così, e gli sbagli che compiamo sono spesso senza rimedio. Verso quale tipo di fantasia e di creatività stimo dirigendoci.
Queste sono considerazioni assai banali, in rete ci sono dibattiti molto più profondi e “professionali“ sul tema, Vedi il sito di Luca De Biase indicato di lato o Marco Longo su Facebbok. Ma  il dato  più importante per quello che interessa il nostro discorso è che molto più spesso gli psichiatri, gli psicoterapeuti, sono consultati per i problemi di dipendenza dalla rete, i ragazzini tornano a casa e si mettono al computer senza neanche guardarsi attorno, oppure gli adulti giocano  magari tutta la notte nei Casinò virtuali della rete...ma tutti questi comportamenti, quando  sono eccessivi, direi compulsivi diventano segni di dipendenza, spie di malesseri più profondi. Quante volte ho sentito amici, pazienti decidere di consentire ai propri figli un uso limitato della rete, per paura...di cosa?

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