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giovedì 28 gennaio 2010

La percezione della figura dello psichiatra

Dopo gli ultimi post sulla televisione e su chi parla in televisione di Salute mentale mi sono fatto una domanda: ma non è che la gente, il comune sentire delle persone abbia paura dello psichiatra?
Non è che la figura dello psichiatra è legata alle immagini da film nelle quali esistevano ancora letti di contenzione ed elettroshock?
Possibile che non sia percepita nel senso comune, nella cultura dei nostri tempi quella dello psichiatra come quella di un medico che cura un‘ampia gamma di sofferenze mentali che vanno da quelle più blande e facilmente curabili sino a quelle cosiddette maggiori ? Vedi i primi post sulle indicazioni terapeutiche.
Ma non è così per qualunque medico?
Un chirurgo può suturare una piccola ferita che, con il tempo verrà dimenticata, come effettuare un intervento a cuore aperto, ma non fa così paura come lo psichiatra...
Eppure, lo psichiatra proprio per i suoi strumenti, per la sua cultura, per i suoi studi dovrebbe essere quello più “vicino“ al paziente!

mercoledì 27 gennaio 2010

Anche gli chef soffrono di burn out

Ballarò e la Sanità

Ho seguito la puntata di Ballarò del 26-01-2010. Ad un certo punto tra i diversi temi affrontati si è parlato della sanità, dei suoi costi che ricadono sui bilanci delle regioni. Si è parlato anche del costo che oggi hanno le persone non auto-suffiicienti, quindi dell‘innalzamento dell‘età complessiva della società e dei costi che questo comporta e comporterà. Grande assente, da anni, oramai, nei discorsi dei politici: la salute mentale, la sua organizzazione, il suo sviluppo, una forma di rimozione collettiva, pronta ad attenuarsi momentaneamente al prossimo “fattaccio“ di cronaca nel quale sia coinvolto un ex paziente, un paziente in permesso etc, etc.
Possibile che della salute mentale debbano parlare solo i filosofi in TV per far vedere quanto sono colti e quanto sono bravi...ma i pazienti chi li cura?

martedì 26 gennaio 2010

Filosofi in TV

Mi è capitato di vedere un pezzetto di una trasmissione televisiva nella quale si parlava del ragazzo che durante un videogioco ha accoltellato il padre.
Trasmissione con ospiti famosi tra i quali un filosofo presenzialista, ovvero uno di quelli che c‘è sempre, ed è sempre pronto a fare diagnosi a dare spiegazioni, a fare cioè quello che non è: un medico, uno psichiatra. Perchè nel nostro paese i media contribuiscono a fare confusione a concedere ruoli, competenze, conoscenze a persone che non ne hanno. Forse perchè sono fotogenici?
Ma se io spettatore ho un problema, da chi devo andare, dal filosofo o dallo psichiatra, psicoterapeuta,psicologo che dir si voglia.....?
Perchè questa confusione culturale, perchè siamo arrivati a questo?

L’informazione giusta.

Ho girato per alcuni giorni tra i siti che in rete si occupano di problematiche legate alla psicologia, alla psichiatria, alla psicoterapia. Sono rimasto impressionato dal loro enorme numero così come sono rimasto impressionato dal fatto che si alternano siti altamente qualificati a siti che sconfinano con  strane filosofie spiritualistiche, cartomanzia, oroscopi e simili.
A questo punto la riflessione si sposta sulla qualità, sull’accesso e sulla selezione dell’informazione.
E’ vero quel che si dice: l’informazione è oggi disponibile con pochi click, su qualsiasi argomento ed a qualsiasi livello, il problema è quello della selezione dell’informazione giusta.
Sono disponibili in rete informazioni su farmaci, patologie e terapie ed immagino quanto tutto questo possa confondere i pazienti. Il problema è quello di trovare, pescare in rete quello che veramente ci serve è utile e funzionale. Il cambiamento è davvero grande, sino a qualche anno fa i pazienti accettavano acriticamente (forse troppo) le parole, le prescrizioni del medico, dello specialista, con la sterminata sovrabbondanza delle informazioni disponibili oggi in rete è come se questa figura fosse diventata inutile, desueta. Non c’è paziente al quale venga fatta una diagnosi o prescritto un farmaco che non si informi immediatamente su internet. E’ vero, questo vale forse per qualsiasi aspetto oramai della nostra vita e della conoscenza più in generale, ma tutto questo è un cambiamento molto forte nel rapporto medico paziente, del quale non possiamo non tenere conto.

sabato 23 gennaio 2010

Tra le nuvole

Tra le nuvole è un film commedia tipicamente americano che parla dei “tagliatori di teste”, di coloro, cioè, deputati a licenziare il personale nelle grosse industrie. Implicitamente è un film che parla anche di burn out e di mobbing, ma non solo, ci riporta il clima della psicologia motivazionale che negli Stati Uniti sta avendo un successo clamoroso quanto ignorato dalla psicologia scientifica più accreditata. Basti pensare alla citazione fatta, ad un certo punto del film, dal protagonista, di Anthony Robbins, autodefinitosi formatore motivazionale, dichiaratosi più volte orgogliosamente autodidatta, che ha venduto milioni di copie dei suoi libri in tutto il mondo. Anthony Robbins è il più famoso ed il primo di una pletora di conferenzieri e di trainer motivazionali che stanno trovando una sponda anche in tanti imitatori nostrani. Ma è questa la strada verso la quale si muove l’aiuto psicologico, la psicoterapia… se quello che avviene negli Stati Uniti è destinato ad arrivare a distanza di tempo anche da noi cosa dobbiamo aspettarci, quali cambiamenti dobbiamo aspettarci nel modo di intendere le forme di aiuto psicologico nel loro insieme?

venerdì 22 gennaio 2010

Burn out, Mobbing, Stalking

Perché mettere assieme questi termini?
Forse perché  il loro diffondersi, in questi ultimi anni, è il segno dei cambiamenti della nostra epoca.
La sindrome del Burn out, sebbene conosciuta da molti anni, sta conoscendo una sottovalutata diffusione. Se ne sta parlando in campo medico sempre più spesso, ma quanti operatori in settori tra i più disparati e diversi ne soffrono senza comprenderla, senza riuscire a dare  un nome al proprio disagio psicologico?
Bè, un esempio per tutti: pensate agli accorpamenti delle banche in questi ultimi anni, agli slittamenti, slivellamenti di carriera ai quali molti dipendenti sono stati sottoposti rendendo magari inutili i sacrifici ed il lavoro degli anni precedenti. O ancora, alla Scuola, agli Ospedali, a tante Istituzioni piccole e grandi.
E il mobbing, allora? Quante differenze nel modo di intendere il lavoro e quanti valori sul lavoro sono cambiati, quante contrapposizioni nettissime tra lavoratori sono sorte…
Infine lo stalking,  definizione più recente di un comportamento, per altro conosciuto, ma che trova la sua diffusione nella incapacità dei nostri tempi di tollerare e sopportare le frustrazioni…
E’ vero, stiamo cambiando paradigma, stiamo spostandoci nella post-modernità, ma quanti di noi sono pronti?
E quanto un'aiuto psicoterapeutico può aiutare a cambiare situazioni, equilibri,vissuti....

giovedì 21 gennaio 2010

I sogni dei nostri bambini

Uno sguardo sul mondo onirico dei nostri bambini può forse metterci maggiormente in contatto con loro..... su La Repubblica scuola, segui il link.

Le difficoltà di un percorso terapeutico.

Certamente un percorso psicoterapeutico ha le sue difficoltà, le sue regole (scientifico.professionali) ed è più facile andare da chi ti dice proprio quello che vorresti sentirti dire, ma...alla lunga cos‘è che permette dei cambiamenti, delle prese di coscienza che sono la premessa per un cambiamento di stato, per non chiamarla guarigione?

martedì 19 gennaio 2010

I tempi che viviamo

Viviamo tempi difficili che hanno inevitabilmente una influenza sulla nostra vita psichica.
La cirsi c’è, non c’è, è passata ?
Come terapeuta sento dai miei pazienti che la crisi non è passata, anzi, sento che ci siamo dentro sino al collo.
Sono cambiate in questi anni abitudini, forse valori, ma soprattutto prospettive.
E’ il futuro che non riusciamo più a vedere come amico, sono le difficoltà economiche quotidiane, ma non solo quelle, che ci rendono la vita più faticosa e più difficile .
C’è stato in questi ultimi anni un cambiamento di valori, un cambiamento di possibilità economiche che ha riguardato tutte le classi sociali e questo ha avuto conseguenze anche sul nostro comportamento quotidiano, siamo tutti più angosciati, tutti più preoccupati, quel senso di leggerezza o di ottimismo nei confronti del futuro che aveva caratterizzato i decenni precedenti sembra svanito e ad anni difficili subentrano anni altrettanto difficili.
Se dovessi elencare i cambiamenti che più hanno inciso sulla nostra vita e sulla nostra psiche in questi anni potrei stilare queste elenco in ordine temporale: il passaggio all’euro, la diffusione di internet ed il conseguente cambiamento di molti tipi di lavoro, la crisi economica degli ultimi due anni, da una parte. Dall’altre il cambiamento dei valori, la minore importanza (a torto o a ragione) data ad un certo tipo di cultura classica. In poche parole ci troviamo di fronte a quello che Baricco nel suo libro “I Barbari saggio sulla mutazione”, chiama cambiamento di paradigma. E’ così stiamo cambiando paradigma e non è facile adeguarsi. Ed anche la nostra psiche ha difficoltà a misurarsi con il nuovo paradigma che sta cercando di imporsi. Le classiche difficoltà del nostro modo di funzionare, di vivere nella società, nella famiglia, su lavoro, nel rapporto con lo psicoterapeuta non possono non risentire di tutto questo…. E non è una banalità

domenica 17 gennaio 2010

Articolo del Corriere della Sera sul Burn out dei Medici

Dati allarmanti sul «burnout» nei dottori e sulle possibili conseguenze per i pazienti. Molti arrivano ad ammettere il ricorso ad alcol e a droghe.

Il problema del burnout in campo medico è molto diffuso ma poco sentito: i medici curano, non si fanno curare! Non per nulla è esperienza comune che i medici sono i peggiori pazienti.
Ora, quella medica è una delle professioni più usuranti e stressanti, contatto continuo con la malattia, con la morte, richieste continue di rassicurazione da parte dei pazienti, orari e turni spesso massacranti ed una frustrazione di fondo per quella che è oggi la situazione delle strutture medice in Italia (fatte ovviamente le dovute eccezioni!). Ma quanto spazio viene dato al problema, quali spazi hanno i medici per esprimere i loro disagi, le loro difficoltà? Il medico è sempre più visto come una sorta di superman che non può sbagliare, avere dubbi. tentennamenti o altro.
Ma quanti sono i medici "bruciati" che non accettano di fermarsi, pensare, mettersi in discussione e trovare modi di svolgere la loro professione in maniera meno compulsiva, meno stressante e più soddisfacente per tutti?

mercoledì 13 gennaio 2010

Da "Il fatto quotidiano" Noi, allo specchio con l'uomo nero

"Noi, allo specchio con l'uomo nero"

10 gennaio 2010

Lo psicanalista Zoja: le paure ataviche e la benzina del leghismo

Il potenziale razzismo esplode e si arma di pistole e spranghe. Ma dove parte la miccia dell’intolleranza che infiamma la Calabria?
Luigi Zoja, psicanalista junghiano, abita lontano da Rosarno, ma vicino alla Chinatown milanese di via Sarpi. E avverte: "Quando scendo in strada sento parlare cinese. Negli Stati Uniti, i cinesi di Chinatown parlano inglese. Qui non c’è integrazione, né preoccupazione per la mancata integrazione".
Quella del diverso è una paura atavica. Cosa succede nella testa, rispetto all’altro da sé?
L’italiano è preparato alla percezione dell’altro molto meno che in altri paesi. Si è sempre detto scioccamente che l’italiano non è razzista. Ma dipendeva solo dal fatto che c’erano meno minoranze rispetto ad altri luoghi.
Perché l’Italia è meno preparata?
Perché non c’è tradizione. L’Inghilterra è da molto tempo abitata da pachistani, indiani e così via, a causa dell’impero coloniale. La Francia un po’ meno, ma comunque più di noi. La Germania ha visto un alto numero di immigrati e, come in Svizzera, una politica al riguardo c’è stata. Da noi tutto questo non è avvenuto: il problema vero si avrà tra una generazione. Come nell’estate delle banlieue parigine che andavano a fuoco: gli autori delle proteste erano francesi di colore. Seconda generazione: di lingua francese e passaporto francese, coscienti dei loro diritti. Quando i nostri immigrati stagionali saranno così evoluti, alzeranno le richieste.
Durante le sedute con i pazienti salta fuori la paura del diverso?
Il paziente che sceglie la psicoanalisi è generalmente piuttosto colto e sensibile, capace di autocritica. Chi ha bisogno di proiettare il male sull’altro ha un atteggiamento che definirei paranoico e incapace di autocritica. Penso che noi tutti siamo potenzialmente paranoici, ma controllati.
E quindi, potenzialmente razzisti?
Non c’è dubbio. I miei pazienti non sono mai razzisti, però nei loro sogni l’uomo nero ricorre, sempre come rappresentazione della paura.
E cosa vuol dire?
Che l’altro è avverito come minaccioso. È una distinzione primordiale, di tipo animale. Vede, gli animali tra specie diverse possono uccidersi. Erik Erikson parlava di pseudo-speciazione. L’animale ha l’istinto per distinguere una specie diversa. L’essere umano, che è animale complicatissimo e invasivo, non riconosce più l’altro essere umano se ha tratti diversi, abiti diversi, lingua diversa. Perché se il cane annusa il cane e lo riconosce, l’uomo percepisce l’altro attraverso sistemi culturali. E se l’altro è troppo diverso non lo capisce. La pseudo-speciazione è l’illusione che l’altro appartenga a un’altra specie, non a un’altra razza.
Ma il cavallo e l’asino si accoppiano e nasce il mulo.
È l’eccezione limite. Ma il mulo è sterile e quindi la cosa si ferma lì. Mi sono riletto recentemente il Mein Kampf, per un libro sulla paranoia che sto scrivendo: lì Hitler fa il salto. Dice che gli animali non accettano quelli di un’altra specie. E poi prosegue, come fanno i manipolatori, e dice: "quindi un’altra razza è troppo diversa, bisogna allontanarla e se non si può, eliminarla". Passa da specie a razza. Ma dobbiamo tener molto ben presente la distinzione. Se noi ci accoppiamo con un cinese, nasce un essere umano perfetto. Anzi l’umanità è andata avanti su questo. Gli esquimesi, nei tempi in cui erano davvero isolati, quando arrivava uno straniero lo facevano dormire con la moglie. Non facevano un ragionamento, ma l’istinto li portava a sapere che l’endogamia è geneticamente dannosa.
Come si combatte la paura dell’uomo nero?
Fa parte dei compiti civili dell’uomo tenere controllato l’animale dentro di sé. Anch’io se vedo l’uomo nero troppo diverso, mi fermo a guardarlo. Come guardo una bella donna. Ma una cosa è che mi caschi l’occhio, un’altra che io dia un pizzicotto a quella signora. Così se guardo un uomo perché istintivamente diverso, non devo dare un seguito aggressivo a questa pulsione.
Non aiuta che un ministro dica “troppa tolleranza”.
Non bisogna commentare le sciocchezze. Ci dovrebbero essere educazione e prevenzione. Non creare ghetti. Invece noi che facciamo? Aspettiamo che ci scappi il morto.

Da Il Fatto Quotidiano del 10 gennaio
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2415619&yy=2010&mm=01&dd=10&title=noi_allo_specchio_con_luomo_ne

martedì 12 gennaio 2010

Articolo da Pagine Mediche

Ci rende più felici una buona psicoterapia o una vincita milionaria?

Chi non ha pensato, almeno una volta, che una vincita alla lotteria o un aumento inaspettato di stipendio fossero sufficienti per sentirsi più felici e soddisfatti?
Sicuramente il benessere economico rende più sereni ma da un recente studio dell’Università di Warwick sembra arrivare la conferma che “non è il denaro a fare la felicità”.
La vera chiave di volta sarebbe, infatti, il benessere psicologico: secondo Chris Boyce, a capo della ricerca britannica, la nostra società sopravvaluta il benessere economico a discapito della salute e dell’equilibrio psicofisico.
Se riusciamo ad essere in pace con noi stessi ecco che tutto il mondo intorno a noi ne trarrà giovamento.
Meglio, quindi, una seduta da un ottimo psicoterapeuta?
Secondo Boyce, investire circa 900 euro per una efficace psicoterapia vale la stessa felicità che otterremmo da una vincita di 28.000 euro.
E, viste le probabilità di vittoria, conviene forse lavorare sull’equilibrio mentale invece che aspettare che la dea bendata faccia la sua scelta.
Una vincita o l’aumento di stipendio ci danno, quindi, la percezione di risolvere i problemi materiali o di realizzare i nostri desideri, ma se riusciamo a superare i disagi e le difficoltà che bloccano il nostro Io, secondo lo studio, il risultato è praticamente equivalente.

Se volete approfondire questo è l'indirizzo:

http://news.paginemediche.it/it/231/la-mela-del-giorno/psicologia/detail_124596_ci-rende-piu-felici-una-buona-psicoterapia-o-una-vincita-milionaria.aspx?c1=80

lunedì 11 gennaio 2010

Articolo del Sole 24 ore di domenica 10 Gennaio 2009

In Italia abbiamo una storia recente dell‘assistenza psichiatrica che si colloca idealmente all‘avanguardia, ma che non ha saputo fornire strutture, servizi, leggi, regole adeguate all‘abolizione dei manicomi. Le famose strutture intermedie localizzate sul territorio non sono mai state realizzate o lo sono state in forme ed in strutture del tutto inadeguate. Il bisogno all‘assistenza psichica, quindi, non solo quella grave, ma soprattutto quella più lieve, più subdola, quella insomma che tutti possono vivere quotidianamente in alcuni periodi della propria vita, è allo stato attuale negata ed affidata o alla sensibilità del medico di base o all‘iniziativa del singolo paziente disperso nel panorama di operatori non sempre professionalmente adeguati. Non esiste, ad esempio, una rete diffusa e affidabile di consultori che possono filtrare sofferenze e ricondurle alla loro specificità: ovvero se si tratti di vere e proprie patologie al loro esordio oppure di episodi che necessitano di un sostegno psicologico temporaneo. La situazione è, per certi versi, paradossale, ci facciamo un vanto di leggi sull‘assistenza psichiatrica all‘avanguardia, e poi non abbiamo una cultura dell‘aiuto psicologico/psichico diffuso professionale e facilmente fruibile dai più.