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venerdì 25 novembre 2011

Identità liquide che non si incontrano.

Quanto incidono le cose che gli altri dicono di noi sulla percezione che abbiamo di noi stessi?
Siamo quello che pensiamo di essere o "diventiamo" quello che gli altri pensano di noi?
Dove si situa la nostra identità, quali sono i confini all'interno della quale riusciamo a contenerla?
Ci sono questi confini?
Un esempio di identità liquida come direbbe Baumann è ben descritta nel libro Middlesex di Euganides.
Ma in questo mondo liquido, per dirla alla Bauman cosa protegge la nostra identità più profonda?
Le violazioni continue alle quali siamo sottoposti sono molte e spesso difficili da sostenere, dai giudizi sferzanti che servono sicuramente di più a chi li formula, al non sentirsi riconosciuti nei più vari contesti sociali, ai valori che ci hanno formato e che oggi hanno perso molto del loro significato originario e così via, potremmo citare molti esempi.
Troppo spesso la nostra identità è percepita in una funzione strumentale dell'altro, in una sua necessità dettata dal contesto e dai bisogni.
Troppo spesso nelle nostre vite le comunicazioni avvengono tra identità virtuali, con un alto indice di "liquidità" e destinate spesso a non incontrarsi mai......

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